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trekking cime

Il Monte Emilius - 3559 mt.

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info salita
Il Monte Emilius (3.559 mt) è una montagna delle Alpi Graie, situata in Valle d'Aosta, nelle immediate vicinanze di Aosta.
Alcune ricostruzioni asseriscono che una giovane fanciulla di 14 anni, Emilie Argentier, lo scalò nel 1839, e il canonico Carrel propose di ribattezzare questo monte con il nome di Emilius in onore della giovane Emilie. Oggi, il complesso montuoso culminante nel Monte Emilius è, per quanto riguarda l’altezza, il sesto di tutta la Valle d’Aosta. In precedenza era conosciuto col nome di Pic de Dix Heures (nome francese che significa: monte delle ore dieci).
Dalla sua vetta è possibile vedere, con un salto di tremila metri, il capoluogo valdostano e, in direzione sud, in condizioni di buona visibilità, anche il mare della Liguria. Per la sua posizione può essere definito come il balcone panoramico, per eccellenza, della Valle d'Aosta.

E' questo un trekking che ho voluto fare da solo, per godermi la salita e la permanenza sulla cima in perfetta solitudine. Questo trekking lo divido in due giorni, così posso togliere alla salita circa 1 ora e mezza e 200 mt di dislivello, partendo dal rifugio Arbole.
Di mercoledì parto da Monza con il treno, destinazione Aosta, e da quì bus navetta per Pila (la telegabina era chiusa per manutenzione), e poi la seggiovia dello Chamolè mi porta in quota dove parte il sentiero per il rifugio. In pochi minuti arrivo al lago di Chamolè, il sentiero gli gira intorno e con una serie di serpentine approccia la salita al colle omonimo, posto a quota 2.641 metri. Lasciato alle spalle il bel panorama sulla valle centrale e l'opposto Gran Combin, la traccia si abbassa ripida lungo il fianco della Testa Nera, adagiandosi su una comoda cengia terrosa, molto larga e leggermente esposta, durante il primo tratto verso la conca d'Arbole. Si lascia a destra il tracciato che porta alla cima della Punata della Valletta (3090 mt), e si prosegue nella discesa verso il rifugio. La vista si inasprisce di colpo, trovandosi a capo di un vallone sassoso, appena ingentilito dalla foggia del Lago d'Arbole e dai prati del bordo settentrionale del catino. Il resto è tutto una serie di sfasciumi che riescono a condividere la loro esistenza con tratti erbosi. In breve, dopo aver superato, il ruscello emissario del lago, su un provvidenziale ponte si giunge al rifugio Arbole.
Accolto da una simpatica fanciulla, mi viene assegnata la camera, una quattro letti tutta per me, non cera molta gente essendo giorni infrasettimanali. Dopo la cena mi corico prestissimo, per poter essere in piedi la mttina successiva e partire di buon'ora.
Così avviene, dopo la colazione, alle 7.00 esco dal rifugio per la mia avventura, il sentiero costeggia prima il laghetto e poi il ruscello immissario; si sale verso l' elegante sagoma della Punta Garin, 3448, in direzione est, la vetta dell' Emilius da qui non e' visibile. Arrivo ad un bivio, ho con me la mappa, ma non la consulto (grave errore), alla biforcazione il ramo di destra è segnato con un bollo e con una pietra messa in verticale, su quello di sinistra: nulla. Imbocco con qualche esitazione la traccia che conduce a destra; si inoltra in un pratone e poi prosegue superando il ruscello sugli sfasciumi che portano al colle Garin. A questo punto sono quasi certo di aver sbagliato, dietro di me stanno arrivando due Tedeschi, mi fermo e mi faccio raggiungere, mi confermano l'errore a cui posso rimediare solo salendo degli sfasciumi alla mia sinistra sino ad incrociare il sentiero giusto. L'ambiente è sempre più anonimo e selvaggio, costantemente inasprito dall'insorgere delle creste che si ergono a baluardo difensivo di questo lontano angolo. E' degna di nota la tetra forma dello spartiacque che porta alle pendici della Punta Garin, la cui regolare piramide domina il fianco destro del vallone. Poco dopo mi trovo di fronte ad una prima erta, una serie di tornanti che mi porta al lago delle Capre (2702 mt). Il sentiero continua ad inoltrarsi nel vallone dell'Arbole, in costante, ma non ripida salita, sino a giungere alla conca terminale dove giace il lago gelato (2955 mt). Quì il color ruggine delle pietre prende il sopravvento al verde sempre più incolore; i nevai residui, incastonati ai piedi delle Punte Rousses e del col d'Arbole, spezzano la monotonia. Più avanti un bivio, il sentiero 102 porta verso i 3154 mt del colle d'Arbole, mentra a destra il numero 8 porta ai 3241 mt del passo dei Tre Cappuccini. I Tre Cappuccini: una sella posta sotto la cresta finale, caratterizzata da tre evidenti spuntoni di roccia; avvicinandosi ai 3 cappuccini il sentiero si fa piu' impegnativo, e bisogna districarsi fra grossi massi, sfasciumi, perdo ripetutamente la traccia ma proseguo in salita, sino al colle: venti minuti di inferno! Lo spettacolo è agghiacciante, la parte opposta a quella da cui sono salito si affaccia sul nulla. A destra si va verso il Col d’Arbolle, a sinistra si affronta la possente piramide finale dell’Emilius.
I possibili percorsi sono due: il primo segue la cresta con traccia a volte visibile, oppure restare alla sua sinistra e salire in mezzo agli sfasciumi puntando verso la cima, senza una traccia, ma scegliendo ogni momento dove mettere i piedi. Scelgo la prima possibilità, facendo molta attenzione perchè il tratto dal colle all'inizio cresta è alquanto esposto. Seguo la cresta, trovando un paio di passaggi a cui prestare attenzione; questo tratto mi ricorda moltissimo la piramide terminale del Pizzo Tambò. Poco sotto la vetta trovo un ripido nevaio che termina sul vuoto; faccio un assaggio, ma gli scarponi non fanno presa sulla neve dura, per cui decido di risalire un grosso masso granitico presente alla mia sinistra (ci sono appigli per le mani ed appoggi per i piedi), evitando di girare lo sguardo all'indietro. Ormai sono in prossimità della vetta, ad un certo punto alzo gli occhi e mi trovo in cima.
Come avevo fortemente sperato non c'è nessuno, posso sostare in perfetta solitudine. Anche se non è la vetta più alta da me raggiunta la considero la mia cima Coppi, sia per la solitudine che mi circonda che per l'impegno fisico che ho messo nel raggiungerla; forse solo l'emozione all'arrivo allla Punta Gnifetti (1000 mt più alta) può reggere il confronto con ciò che provo, ma la era una processione di gente che saliva ed il tempo coperto non mi ha dato la possibilità di vedere il paesaggio circostante.
Credo che definire la cima dell'Emilius il più bello e panoramico balcone della val D'Aosta sia una definizione estremamente calzante; nessuna montagna vicino la raggiunge in altezza, per cui lo sguardo abbraccia un orizzonte immenso di 360°. Mi sovviene del pizzo Tambò, anche li un'orizzonte fantastico con i graniti del Badile e del Cengalo, i ghiacciai del Bernina e del Disgrazia; ma quì è proprio tutta un'altra cosa, lo sguardo abbraccia i massimi colossi delle Alpi.
L'impressionante giro a 360°, parte dal massiccio del monte Rosa, con visibile due delle sue quattro cime massime: la Gnifetti e la Zumstein, poi la piramide Vincent, il Lyskamm, i Gemelli, i due Breithorn tutte cime ben otre i 4000 mt. Girando lo sguardo a sinistra ecco l'inconfondibile e stupenda sagoma del Cervino ed ancora il massiccio Gran Combin e sui sui ghiacciai. A nord/ovest il tetto d'Europa: il massiccio del monte Bianco dal Mont Dolent sino all'Aiguilles des Glaciers, passando per Les Grand Jorasses, il Dente del Gigante, la cima, l'Aguilles de Boinassay, l'Aguilles de Tre la Tete, ed il Ghiacciaio della Brenva in grande evidenza. Più vicino la Grivola, il Grande e Piccolo Paradiso e vicinissimo La Grande Torre di San Pietro, con il loro sfolgoranti ghiacciai. Ad ovest ed a sud i monti del confinale. Tremila metri sotto di me il capoluogo della Vallè.
Resto in cime per mezz'ora, poi molto a malincuore mi appresto a scendere, non seguo però la traccia di cresta, ma resto sugli sfasciumi (a sinistra salendo) perchè li ritengo più sicuri in discesa. Dopo tre ore sono al rifugio Arbolle dove mi fermo per fare raffreddare i piedi, ormai fumanti; ancora un'ora e prendo la seggiovia per Pila, la navetta per Aosta ed il treno per casa, dove arrivo consapevole di una cosa: l'Emilius deve essere una montagna da inserire nel curriculum vitae di ogni escursionista.


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data ascensione 23-24/07/2008
partenza Pila - arrivo seggiovia Chamolè
dislivello - I gg 201 mt.
dislivello - II gg 1049 mt.
tempo atmosferico bello
tempo salita - I gg 1h 15m
tempo salita/discesa - II gg 4h 15m/4h

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