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Piani di Artavaggio - cima di Piazzo - monte Sodadura

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Questo è stata una ciaspolata, che ho effettuato in solitaria, o almeno questo era il mio programma. Arrivato a Moggio, entro nel parcheggio e dopo aver depositato la macchina mi accorgo che accanto alla mia c'è quella del fratello di un mio ex collega, quindi decidiamo di unirci ed effettuare l'escursione insieme. I piani di Artavaggio sono un paradiso naturale a pochi chilometri dalla pianura, in una zona di confine fra la provincia di Lecco e di Bergamo; vi si trovano pascoli ancora oggi utilizzati nella stagione estiva per l'allevamento del bestiame e la produzione dei formaggi. In estate sono una meta ideale per una passeggiata nella natura, in inverno uno scenario perfetto per trekking con le ciaspole. Una funivia (attenzione durante l'inverno è aperta solo il sabato e la domenica) ci porta in quota senza fatica e dispendio di energie che riserviamo al nostro trekking.
Ai piani di Artavaggio tutti gli impianti di risalita sono stati dismessi, per cui non c'è più il fastidio degli sciatori, esiste però quello delle motoslitte, che portano i rifornimenti ed escursionisti pigri, dalla stazione di arrivo della funivia ai rifugi Cazzaniga e Nicola; è un fastidioso va e vieni molto inquinante, la puzza di quei motori si sente per lungo tempo dopo il loro passaggio.
Il tempo è molto bello, sereno con buona visibilità, solo verso la pianura si vede la cappa marrone dell'inquinamento e la visione è completamente offuscata. Il mio programma era di salire al monte Sodadura per la cresta nord, e quindi entrambi ci dirigiamo verso i rifugi Cazzaniga e Nicola, percorrendo i falsopiani ed i dolci pendii che ci permettono di superare il dislivello fino ai rifugi, che non raggiungiamo, ma ci teniamo alla loro destra (salendo), e raggiungiamo l'ampia bocchetta che separa il monte Sodadura dalla cima di Piazzo. Sia per la bella giornata che per l'ora non tarda, decidiamo di puntare con le nostre ciaspole verso l'invitante cima di Piazzo, che si staglia in cielo proprio davanti a noi. Tagliamo un pendio con un lungo e non gevole traverso (non amo proprio i traversi da fare con le ciaspole, sei sempre in equilibrio precario); superato un breve e ripido canalino, si risale il pendio che in breve ci farà superare il dislivello fino alla cima (2057 mt). Il panorama spazia dalle alpi Orobie, allo Zuccone dei Campelli, proprio davanti a noi, che ci sembra di toccare con mano; mangio un pezzo di cioccolato e facciamo qualche foto, e poi via in discesa verso la piramide del Sodadura. Raggiungiamo nuovamente la bocchetta che separa le due montagne, e da quì iniziamo la salita lungo la cresta nord: 150 mt di ripido pendio; una sottile lama che verso la cima deve essere affrontata con attenzione a causa della pendenza maggiore rispetto al tratto iniziale. Raggiunta la cima, il panorama davanti a noi spazia a 360° e questo nonostante l'altezza modesta (2010 mt) di questa bella piramide. Per la discesa decidiamo di effetuarla sul lato bergamasco, lungo i pratoni che scendono verso il passo di Sodadura; ciò comporta di percorrere una ripida discesa che decidiamo di effettuare senza ciaspole, per sentirci più sicuri, al termine della quale ci soffermiamo per un meritato spuntino. Ora attraversiamo i pendii del versante nord del monte Sodadura, ed in breve raggiungiamo il rifugio Nicola per un caffè da goderci suduti ad un tavolo. Da quì infine, ripercorrendo i prati ancora coperti in gran parte dalla neve, e cercando di stare lontani dai percorsi delle motoslitte, raggiugiamo la funivia per il rientro.
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