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Zucco Pesciola

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Quando da Monza guardi a settentrione, in una giornata serena e limpida, lo sguardo spazia su un susseguirsi di profile di montagne amatissime da noi Lombardi: le piramidi delle due Grigne e la cresta del Resegone; altre montagne sono presenti, ma viste da lontano spiccano meno al'orizzonte, hanno forme più dolci per cui sembrano promettere poco all'alpinista; naturalmente non è così, ogni montagna riserva un qualche angolo magico o qualche piccolo/grande segreto, basta saperlo cercare. Lo Zuccone Campelli è una di queste, un gruppo montuoso maestoso ed imponente (di cui il dente Campelli con i suoi 2174 mt è il punto più elevato), che si eleva con una bella parete rocciosa incisa da camini e da spigoli sulla valle dei Camosci che caratterizza il suo versante ovest, formando un maestoso anfiteatro: sembra un piccolo angolo di Dolomiti! Ai lati sorgono, a nord lo Zucco Berbesino, a sud lo Zucco Pesciola. Sugli altri lati cade dirupato a cengie e versanti erbosi, meno la cresta che conduce ai rifugi Cazzaniga e Nicola. In questo gruppo montuoso sono presenti alcune vie di arrampicata e due ferrate, quella allo Zucco Pesciola e la più facile ferrata Mario Minozio (la prima raggiunge la cima omonima, la seconda la vetta del gruppo).
La ferrata allo Zucco Pesciola è di discreta lunghezza, ha uno sviluppo di circa 500mt, ma di grande impegno, si sviluppa in un ambiente selvaggio e presenta alcuni punti molto esposti. Inizia poco sopra il Sentiero degli Stradini che collega i Piani di Bobbio (rifugio Lecco) con i Piani di Artavaggio (rifugio Cazzaniga). Per raggiungere l'attacco si parte dal rifugio Lecco, seguendo il sentiero degli stradini; poco dopo aver superato la bocchetta di Pesciola, si incrocia l'imbocco di un canale (cartello indicatore), risalirlo per un centinaio di metri (15 minuti dal rifugio Lecco). E' tracciata su quattro torrioni, senza possibilità di uscita, ad eccezzione per il secondo torrione dove al suo termine c'è uno scosceso sentiero che per balze erbose riporta sul sentiero degli stradini; è attrezzata con catena moschettonabile e nei punti più duri sono presenti staffe per i piedi. Il primo torrione offre una arrampicata divertente e facile, si traversa sulla destra e si giunge ad un bel terrazzo panoramico; da quì si scende per alcuni metri fino ad una forcella da dove si attacca il secondo torrione; con passaggi atletici e faticosi si risale un diedro sbarrato alla sommità da uno strapiombo che si aggira traversando sulla destra con un percorso molto esposto e difficile (alcune staffe sono di notevole aiuto). Segue poi un canalino con tratti più semplici alternati a passaggi altletici (l'uscita è con una bella spaccata). Si prosegue su un tratto erboso con brevi balze rocciose, poi inizia il tracciato sul terzo torrione, ma poco dopo il percorso della ferrata si biforca: la variante di sinistra affronta una parete verticale con tratti strapiombanti e passaggi aerei; quella di destra risale un canalino quasi pedonabile, passa sotto ad un arco naturale di roccia e con una scala supera il salto finale. I due tracciati si ricollegano e si presegue verso la vetta attraverso piccole cengie e tratti erbosi con bellissimi panorami verso le Grigne e la sottostante Valsassina. Il tracciato sul quarto torrione non presenta grosse difficoltà, in facile salita sino ad un lungo dietro verticale che viene superato in acrobazia, e poi risalendo pendii erbosi si arriva alla vetta sormontata da una madonnina. Il rientro avviene per il canalone della Madonnina (prestare attenzione nella discesa del ripido canalone, molto spesso il terreno cede sotto i piedi o i sassi si muovono sbilanciandoci) e per la valle dei Camosci.
A mio giudizio questa è la ferrata più difficile fra tutte quelle quì presentate, in particolar modo il secondo torrione con il suo diedro e il traverso a dx sono faticosi, e quando si arriva al punto dove scegliere il percorso fra variante difficile e facile, per due volte ho tentato la salita alla placca strapiombante, ma il non felice tracciato (a mio giudizio) e la catena, che non è tesa, ma lasca e sbilancia il corpo nel vuoto, mi ha fatto desistere dopo una quindicina di metri. Il mio consiglio è di valutare attentamente le proprie capacità in relazione alla difficoltà della parete, perchè il ritorno da essa non è assolutamente agevole!

(altre informazioni sul sito: www.vieferrate.it)
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