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Rifugio F.A.L.C., cresta nord al Pizzo di Trona


Introduzione - Questa uscita di metà luglio 2014 aveva come meta la salita al Pizzo di Trona, la seconda cima dela Valgerola. Di una quarantina di metri più basso del rivale Pizzo dei Tre Signori, questa slanciata piramide offre, oltre a panorami altrettanto suggestivi, salite più stimolanti per chi voglia provare l’ebbrezza di "mettere le mani sulla roccia". Un tempo il suo toponimo locale era "Piz di Vespui" (vespui = vèsperi), perché, secondo un’interpretazione per la verità poco convincente, assieme al "Piz de la Matina" (Denti della Vecchia) ed il "Piz dul Mezdé" (Pizzo del Mezzodì) , formava una meridiana naturale. Qui viene proposta la via della cresta Nord, alpinisticamente facile, ma non banale). Scelgo di effettuarlo in giorni settimanali, per non trovare affollamento nel rifugio, cosa che in effetti è avvenuta (eravamo solo in quattro); ma questo ha provocato che a metà ascensione, quando iniziava la parte di salita relativa alla piramide terminale, trovandomi solo e senza copertura cellulare ho deciso, sia a malinquore, di rinunciare. Forse riproverò in un week-end!
accesso stradale: Per chi viene da sud e percorre la SS36, al trivio di Fuentes imbocca la SS38 per Sondrio/Bormio. A Morbegno si prende a destra la SS 405 della Val Gerola e la si percorre per circa 20 km, vale a dire fino Pescegallo (1454 mt.) ove la strada termina in un ampio parcheggio asfaltato, dove si parcheggia .


Primo giorno:
Salita al rifugio F.A.L.C.:Sulla destra, in fondo al piazzale della funivia, parte una stradina quasi in piano , dei segnavia, al suo imbocco, indicano: Rifugio FALC a ore 2:30 (Escursionisti) e Pizzo dei Tre Signori a ore 3:45 (Escursionisti Esperti). La stradina termina ad una baita dopo un centinaio di metri, ed inizia un sentiero, che in salita, inizialmente con alcuni gradini, penetra in una abetaia   sino a raggiunge la baita del Dossetto (1580 mt.) . Aggirato il costone erboso, si entra nel cuore della Val Tronella, proseguendo si attraversa un torrente e si sale abbastanza con facilità . Si prosegue per un tratto in piano  sino a raggiungere un ghiaione, poi il sentiero con numerose svolte sale ripido  e arriva dei pressi della baita (Baita di Piic 1857 mt.) , e poi proseguire per contornando con percorso pianeggiante in senso antiorario il Pizzo del Mezzodì 2116 mt. sino a giungere ad una modesta pozza (1845 mt.)  adagiata nella depressione formata dal cocuzzolo boscoso del Piich che si protende verso Nord. Si prosegue lungo la stradina ben marcata che taglia il versante nord-occidentale del Pizzo del Mezzodì, e rientra verso sud   sino ad arrivare ad una insellatura a 1900 mt. ; inizia ora una discesa alla diga del lago di Trona (1815 mt.) che si deve attraversare (stupende vedute sul lago) . Si torna a salire e seguendo le indicazioni per il "Rifugio FALC (direttissima)", il sentiero diventa ripido e il panorama intorno cambia. Il percorso al di qua della diga è completamente diverso, mentre prima ci trovavamo nel bosco di qua ci sono ampie vedute e spazi aperti; si sale ad un dosso sovrastante (baita), poi la salita diventa ripida su sfasciumi rossastri (si incontrano resti di alcune miniere di ferro) . Si arriva al secondo bacino artificiale, il lago dell'Inferno (2085 mt.) , che si deve attraversare, rimontato un dosso si arriva al rifugio. Il Rifugio F.A.L.C. è stato inaugurato il 18 settembre 1949, e deve la sua edificazione all'iniziativa dell'omonima Società Alpinistica milanese (la denominazione è un acronimo, e sta per Ferant Alpes Letitiam Cordibus, cioè Le Alpi portino letizia ai cuori). Il rifugio Falc offre una cucina genuina, legata alla tradizione semplice di queste montagne: casoncelli e pizzoccheri, ragù caserecci, polente "uncie" e carni alla griglia, formaggi e salumi, torte e dolci cotti a legna. La struttura, piccola ed accogliente e da poco ristrutturata, mantiene intatta ancora oggi l’atmosfera dei rifugi di un tempo, dove il calore di una stufa e un libro nella quiete della sera si rivelano, a volte, tutto ciò che serve .
Secondo giorno:
Salita alla cresta nord del Pizzo di Trona: Alla mattina, al sorgere del sole, si esce dal rifugio   e si ripercorre il sentiero  sino alla diga che si riattraversa. Si prende a destra (lasciando a sinistra le case dei guardiani della diga) superando una pietraia di grossi blocchi, poi una seconda con massi più piccoli  e infine si risale il ripido fianco occidentale per un erto pendio di sfasciumi e di zolle erbose  sino a raggiungere la cresta nord (2220 m)  che inizialmente è percorsa da un sentiero, solo un po' esposto e che conduce ad un tratto molto affilato (la cavallina), attrezzato con catena..........[ora per le motivazioni esposte nell'introduzione mi fermo e decido di rientrare, dopo aver scattato alcune foto]  .

Secondo tentativo alla vetta:
Alle otto esco dal rifugio, e ritorno alla diga e percorro l'itinerario descritto sopra, ma in questo caso nella risalita alla cresta nord seguo tracce di sentiero che poi perdo ed arrivo in cresta vicino al primo tratto attrezzato con catene detto la cavallina . Dalla cresta la vista spazia sui due laghi, a sx quello dell'Inferno  a dx quello di Trona , in mezzo i Dentini di Trona  rilievi rocciosi affacciati sulla valle verso nord  (apri foto panoramica in nuova scheda). Verso sud si staglia la cresta che sale sino alla cima del Pizzo di Trona , proseguo lungo il sentiero, alla cavallina le catene aiutano a superare un breve tratto dove la cresta è affilata ed aerea (una decina di metri), subito dopo arrivo alle liscie placche oblique che supero con l'ndispensabile aiuto delle catene . Rimontate le placche arrivo ad un piccolo pianoro erboso dove riprendo fiato , continuo sulla cresta e poi abbandono il filo e prendo a sinistra della stessa su un tratto alquanto esposto, ed arrivo (seguendo i bolli) ad un piccolo diedro di 6/ mt. non sono sicuro di proseguire per cui rientro ripercorrendo a ritroso la via dell'andata  .



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