Il Monte Cevedale - 3769 mt.
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info salita
[Dopo un anno di inattività (solo uscite brevi o quasi), a causa del mio trasferimento da Monza al lago di Como, ho ripreso quest'anno le mie escursioni e salite alle cime. Due anni fa avevo tentato la salita alla Cima Cevedale (Zufallspitze) per la via di cresta, ma ero stato fermato dal vento e dalla neve presente in abbondanza (era fine stagione ed aveva nevicato). Ora a metà luglio (per trovare coperti di neve i crepacci che già da metà stagione sono presenti sul plateau fra il rifugio Casati e la Vetta, a causa del ritiro dei ghiacciai), mi sono riproposto di salire questa cima, la terza del gruppo Ortles/Cevedale.]
note tecniche: Il Gruppo Ortles-Cevedale è uno dei maggiori gruppi montuosi alpini, con molte cime che superano i 3500 metri di quota e numerosi ghiacciai; è compreso quasi interamente nel "Parco Nazionale dello Stelvio", ed ha una lunghezza di ca. 50 km ed una larghezza di 40 km. L'Ortles, la cima più alta, si innalza per ben 3905 metri; la dorsale principale comprende: il monte Cristallo (3454 mt), cima di Trafoi (3565 mt), monte Zebrù (3735 mt), il Gran Zebrù (3851 mt), il monte Cevedale (3769 mt), il Palon de la Mare (3705 mt), il monte Vioz (3645 mt), la punta Taviela (3612 mt), la punta S. Matteo (3692 mt), il pizzo Tresero (3594 mt). E' l'area italiana che comprende la massima estensione glaciale, questi occupano un'area di 102 km2 (dato del 1967); la "Vedretta dei Forni" è il più grande apparato glaciale Italiano con una superfice di 20 km2, il bacino alimentatore si estende a semicerchio sulla cresta che va dal Palon de la Mare al pizzo Tresero, dodici cime sopra i 3500 metri formano le punte di una regale corona di monti.
accesso stradale: Da Milano: SS36 del Passo Spluga sino a Colico, poi SS38 della Valtellina sino a Bormio e quindi con la SP 29 si raggiungie S. Caterina Valfurva. All'inizio del paese si prende a sx via Frodolfo. Giunti in centro si continua diritto con via Forni, una strada asfaltata, ma stretta e ripida, con la quale si sale fino all'ampio parcheggio sottostante l'albergo-Rifugio dei Forni (2150 mt)
1° giorno: albergo-rifugio dei Forni - rif. Casati (tracciato sulla mappa)
Dal Parcheggio si sale verso alcuni cartelli indicatori che mostrano la strada da seguire. [Nonostante che i siti specializzati prevedessere bel tempo, sole e cielo sgombro da nubi, la realtà è diversa, nubi sopra di me con qualche buco di sereno ]. Arrivati ai cartelli indicatori si imbocca il sentiero 28B (che però è una comoda stradina sterrata percorsa da fuoristrada con servizio taxi per il rifugio Pizzini); al primo tornante alla dx si apre la valle dei Forni, con uno spettacolare panorama dell'omonimo ghiacciaio e sulla punta San Matteo; intorno ampie praterie , i campanacci delle mucche al pascolo accompagnano la salita che a dire il vero non è mai impegnativa. Ad una svolta il rifugio Pizzini/Frattola appare in fondo alla valle del Cedec ; sembra appena lì e invece ci vogliono due ore circa per superare i 550 m di dislivello dalla partenza. Man mano che ci si inoltra nella valle, sulla dx la vista del Ghiacciaio dei Forni scompare ; più avanti si inizia a vedere il Gran Zebrù, il grande vicino dell'Ortles, è una delle più belle vette delle Alpi, la sua forma piramidale domina la valle . Si continuo a camminare sulla stradina sterrata, che, sempre in leggera salita, conduce al rifugio Pizzini Frattola, sito in un grandioso anfiteatro alpino, con alle spalle la meravigliosa affilata sagoma del Gran Zebrù . [Una sosta al rifugio per un the caldo e poi sono nuovamente in marcia], la stradina prosegue verso i laghi di Cedec , ai bordi della stradina ci sono delle paline che servono a segnare il percorso in caso di neve , intorno un grandioso panorama . Si continua in leggera salita sulla sterrata che poi si abbassa leggermente in una valletta dove scorre un torrente che scende dal ghiacciao del Gran Zebrù. Il corso d'acqua è formato da parecchi rivoli che devono essere superati uno alla volta camminando sui sassi che affiorano o con dei piccoli salti. In avvicinamento ai laghi di Cedec, uno sguardo all'indietro verso il rifugio Pizzini e si riprende a salire . Raggiunto un piccolo dosso (2750 mt), si scende in una valletta e si supera un torrente con un ponticello di legno senza le sponde, a sx c'è il più grande dei laghi di Cedec (2744 mt) , sulla dx un grandioso panorama glaciale . Lasciata la stradina , che termina poco più avanti nei pressi della stazione a valle della teleferica che serve il Rifugio Casati (2832 mt), si segue un largo sentiero sulla dx in lieve salita mi avvicino alla ripida parete fronte a me . La vera salita inizia adesso, più di 400 metri di dislivello da superare con un ripido sentiero che sale a zig zag. [Sono quasi due ore e trenta che cammino e lo zaino zeppo di materiale comincia a pesare, per fortuna è sufficente che giri lo sguardo ed attorno a me un panorama alpino incantevole ]. I primi tornanti sono abbastanza lunghi e hanno poca pendenza, ogni volta che si gira a sx è visibile la piramide del Gran Zebrù mentre a dx i ghiacciai del gruppo del Cevedale .
Sotto si allontanano il rifugio Pizzini ed il lago di Cedec ; superati alcuni tornanti si passa sotto i cavi della teleferica e si lascia alla sx il sentiero per il Gran Zebrù; ora il sentiero sale con maggior pendenza . Sui sassi ci sono delle frecce rosse, inizia ora la parte più faticosa attaccando direttamente la montagna in modo assai ripido ci sono dei paletti di legno, nella parte alta dei quali è dipinta una bandierina rosso-bianco-rossa . Poi il sentiero concede un breve tratto con poca pendenza ma subito riprende a salire ripido . Ancora pochi passi in leggera salita percorrendo un tratto un po' esposto (3170 mt) poi, superata una curva verso sx, si inizia a vedere lo splendido Ghiacciaio del Cevedale ; un'altra ripida salita a zig-zag e poi con minore pendenza si arriva al Passo del Cevedale, ed al rifugio Casati . [Finalmente un po' di riposo, la cena e poi a letto: il rifugio chiude alle 21.30. Una notte quasi insonne, come di solito mi capita in rifugio, qui con l'aggravante del freddo nella cameretta: quattro coperte di lana lo mitigano appena].
2° giorno: rifugio Casati - cima (tracciato sulla mappa)
[Alle 5.30 la sveglia, mi affaccio alla finestra e vedo l'inizio di una giornata con tempo stupendo, un cielo sereno ed una atmosfera tersa, il ghiacciaio rosseggia al sorgere del sole . Alle 6.00 precise una abbondante colazione e poi mi preparo per la salita; indosso ghette, scarponi, giacca a vento ed anche l'imbrago, che in queste occasioni, anche se vado solo, potrebbe sempre servire]. Si scende per alcuni metri sino al ghiacciaio, si calzano i ramponi e si seguono le evidenti tracce di salita verso SSE per i dolci pendii della Vedretta del Cevedale, tutta gobbe e facili pianori, sempre in direzione della forcella fra il Monte e la Cima Cevedale. Il cammino è piacevolissimo, in compagnia di cordate (in genere tutte straniere, gli italiani non vanno in alto!), poichè la cima è molto frequentata; salita una prima gobba si arriva al sovrastante pianoro che si attraversa in breve tempo, poi una discesa e risalita su un'altra gobba per arrivare ad uno slargo pianeggiante. Conviene seguire (come al solito sul ghiacciaio) scrupolosamente la traccia esistente , alle spalle un panorama meraviglioso , si prosegue in leggera salita , alla dx si inizia a vedere la cima del Monte Pasquale . Si arriva ad un avvallamento, si deve scendere e risalire ; dopo la salita è consigliabile una fermata per ammirare il grandioso panorama . Raggiunto un amplio plateaux dove ci si inoltra in leggera salita verso la parete terminale con la cresta fra la Cima Cevedale (Zufallspitze) ed il Monte Cevedale . A questa altezza la rarefazione dell'aria può farsi sentire, nel caso conviene di tanto in tanto fermarsi a riposare, ed approfittare per ammirare la magnifica forma del Gran Zebrù che da questa quota assume ancor più la forma di una piramide dalla linee regolari , se possibile conviene approfittarne per farsi scattare una foto con il magnifico sfondo . Ora ci si avvicina alla parete terminale ,che in breve si raggiunge, e da qui inizia la parte finale dell'ascensione . Questa parete di ghiaccio è alta circa 150 metri con una pendenza media valutabile intorno ai 45°; l'ideale è farsi precedere da alcune cordate, in tal modo viene marcata la traccia (nella neve o nel ghiaccio) , più in alto sopra la traccia da percorrere è ben visibile la crepaccia terminale . Si sale la parete traversando verso dx ; è consigliabile cautela, ma all'inizio non ci sono grossi problemi, normalmente il traverso è ben marcato e nel malaugurato caso di scivolare a valle ci si ferma sul plateaux sottostante. Più avanti la pendenza aumenta , si continua a traversare verso dx, la pendenza della parete è sempre in aumento e la traccia tende a salire , inoltre sotto non c'è più il rassicurante plateaux, ma il ghiacciaio forma una specie di imbuto/colatoio che precipita crepacciato sul sottostante Ghiacciaio del Pasquale: una visione da brividi. Poco dopo il traverso termina e per raggiungere la cresta si deve salire verticalmente su neve ghiacciata e senza traccia, un percorso un po' ripido [(non oso neanche togliere la macchina fotografica per documentare)], si sale lentamente mettendo nella neve ghiacciata le punte anteriori dei ramponi e facendo sicurezza con la picozza: anche se questi 50/60 mt sembrano non finire mai, si arriva sulla cresta. Alla sx la cima Cevedale (Zufallspitze) (3752 mt) alla dx un panettone di neve che si risale e si raggiungie l'esposta crestina finale , da percorrere con cautela sino alla vetta . Il luogo è fuori dal mondo. Sopra il mondo. Si osserva il grandioso panorama che spazia dall' Adamello, alla Presanella, al Brenta, il Bernina ed il Monte Rosa, oltre alle cime di confine con l'Austria: la Palla Bianca ed il Similaun . Per il ritorno, prestare attenzione alla parte iniziale sino al plateaux, e ripercorrere il percorso della salita ; sino all'arrivo al rifugio Casati . Di nuovo in discesa verso il rifugio Pizzini e l'albergo rifugio dei Forni, non senza prima aver dato un'ultimo sguardo alla vetta appena conquistata .
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