Il Monte Ortles - 3905 mt.
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info salita
Finalmente, il 22 settembre mattina sono in macchina diretto verso Solda, con in programma la salita al monte Ortles, in compagnia della guida alpina Roberto e della sua compagna Sabine. Dopo due tentativi di organizzare questa gita che avevano dato risultato negativo, ora tutto sembra andare nel verso giusto, anche se questo mi costringe ad accantonare il mio progetto: salire in tardo settembre il Monviso; ma senza dubbio preferisco optare per la più evevata cima delle Alpi orientali. A posteriori ho potuto giudicare questa scelta molto ben azzeccata, questa salita è senza dubbio la più difficile di tutte quelle effettuate, ed anche la più completa: si svolge su comodo sentiero sino al rifugio Payer, poi sulla cresta rocciosa di Punta Tabaretta (passaggi di III°), infine sul ghiacciaio, alquanto crepacciato, a causa della pendenza, che nel tratto mediano è considerevole. E da ultimo una personale grande soddisfazione, festaggiare in cima per 15 minuti il mio 65esimo compleanno, con un sorso di genepy artigianale.
L'Ortles è una montagna possente e maestosa, adornata di ghiacciai su tutti i suoi versanti. Numerose sono le vie di salita alla vetta, tutte di notevole impegno, sia per il dislivello, sia dal punto di vista tecnico. Anche la via normale, che sale da nord, pur essendo la più facile tecnicamente, non è assolutamente da sottovalutare in quanto essa si presenta varia, a tratti esposta, pericolosa in alcuni punti sul ghiacciaio per via dei serracchi e dei crepacci, nonchè per la pendenza.
1° giorno: parto da casa in macchina per raggiungeri i compagni a Solda; sono molti anni che non percorro in macchina il passo dello Stelvio, valico Alpino più alto d'Italia e secondo in Europa. A Bormio la strada inizia a salire ed io mi fermo a guardare il panorama , poi riprendo la marcia e percorro la non troppo agevole statale (nonostante i lavori di ampliamento fatti); è stata costruita agli inizi del secolo XIX dall'Impero Austriaco, per collegare la Lombardia al Tirolo . Dopo 21 km e 36 tornanti arrivo al passo , per fortuna la chiusura dello stesso nel periodo invernale ha impedito il turismo sciistico di massa (a parte quello estivo), e non ho trovato quella cementificazione selvaggia che ho visto poche settimane prima al passo del Tonale. Ora mi attendono la lunga discesa con i 48 tornanti di una strada piuttosto stretta sino a Trafoi . Da quì pochi chilometri di strada di fondovalle portano a Gomagoi e poi a destra nella valle di Solda sini all'omonimo abitato .
Breve attesa e vengo raggiunto da Roberto e Sabine, un veloce spuntino e poi siamo alla seggiovia dell'Orso, che utilizziamoo per l'iniziale salita, ci farà risparmiare un 300 mt. di dislivello. Dalla stazione a monte, che ci porta nei pressi del rifugio K2, con il sentiero n° 10 si scende sino alla morena della Vedretta di Marlet, un ghiacciaio completamente rivestito di detriti; il sentiero la taglia con dei sali scendi per poi confluire nel n° 4: il sentiero che da Solda sale al rifugio Payer . Siamo alla base di un alto pendio erboso al cui culmine si trova il rifugio Tabaretta , il sentiero lo risale a zig zag sino al rifugio . Una breve sosta per riposarci e poi di nuovo in cammino lungo sentiero che, in leggera salita, taglia il pendio ghiaioso di Punta Tabaretta, poi per un ultimo tratto ripido, a zig zag, in un canalino che ci porta su una sella (Forcella dell´Orso 2871 mt), sulla cresta della Tabaretta . Si continua verso sud, a destra del crestone (tratti attrezzati) fino a toccare il Passo della Tabaretta (2903 m). Il sentiero quindi si innalza sulla cresta fino ad arrivare al Rifugio Payer (3029 m) , dove ci aspetta una abbondante cena.
2° giorno: presto ci si alza e dopo la colazione ci si prepara a partire, fuori è ancora buio, ma ormai l'alba è vicina. Ci leghiamo in cordata ed iniziamo a percorrere il sentiero che sale in direzione sud-ovest passando per il versante nord della cresta di Tabaretta. Si oltrepassa il suo costolone occidentale ad un piccolo intaglio, proseguendo dall’altra parte verso l’inizio della cresta rocciosa vera e propria. Si scende qualche metro e si procede sul sentiero che attraversa ora lo scosceso versante ovest della Punta Tabaretta, fino ad una prima sella dove si riprende la cresta. Con passaggi di facile arrampicata, si rimane sul filo di questa o nelle sue prossimità (evidenti tracce di passaggio); quà e là le rocce sono ricoperte da una sottilissima brina ghiacciata. Qui la via diviene più esposta e dopo alcuni passaggi piuttosto aerei, si scende ad una seconda sella dalla quale si risale la parete Wandln di circa 60 metri con difficoltà di III° (è il tratto tecnicamente più difficile, ma una lunga catena aiuta a superarlo). Poi si attraversa a destra della cresta delle placche esposte che portano fino ad una spalla da dove inizia un sentiero (che noi troviamo innevato e scivoloso) che ci porta sino alla Vedretta alta dell'Ortles. Quì il ghiacciaio scende in un canalone (la Eisrinne) dominato da seracchi, ciò costituisce un evidente pericole, per cui cerchiamo di avanzare il più velocemente possibile. Giungiamo alla sommità di questo imbuto e notiamo sulla nostra sinistra il bivacco Lombardi (3316 mt) al dosso Tschierfegg; a seguito dello scioglimento del ghiacciaio è necessario è necessario superare o un tratto impegnativo per arrivare al dosso, ma l'abbondante innevamento dello scorso inverno ci aiuta a salire il ripido canalino. Dopo il bivacco il ghiacciaio si presenta con un piccolo plateaux di moderata pendenza, ma poi diviene ripido con pendenza oltre 45°, e si presenta con neve instabile e numerosi crepacci. Al termine di questo tratto arriviamo ad un crepaccio largo almeno una decina di metri, di cui percorriamo il bordo sino a risalirlo e trovare un ponte di neve che ci permette di attraversarlo. Siamo ora al dolce altipiano superiore dell'Ortles, a circa 3600 mt, da dove sulla destra inizia si sale in moderata pendenza sino alla vetta compiendo un ampio giro a semicerchio verso SX, sempre su ghiacciaio. In vetta il panorama è magnifico (complice anche la stupenda giornata assolata e senza foschie): in primo piano le vicine vette della dorsale che va dal Gran Zebrù al Cevedale, al Palon de la Mare, al Monte Vioz, alla Punta S.Matteo ed al Pizzo Tresero; più lontano ad occidente il massiccio del Berniana e seminascosto il monte Disgrazia; a nordest le cime che separano l'Italia dall'Austria: la Palla Bianca ed il Similaun; a sud il gruppo dell'Adamello Presanella. Dopo le foto di rito sorseggiamo genepy per festeggiare il mio compleanno e poi subito giù nella speranza di scendere velocemente ed acchiappare la seggiovia prima della sua chiusura; il procedere in cordata ci rallenta per cui scenderemo a piedi sino a Solda così per me sarà il maggior dislivello, in discesa, fatto in un giorno: considerando i saliscendi circa 2.200 mt. superiore (anche se di poco) a quello della discesa dal Gran Pilastro sino a Campi, di due anni fa.
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