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trekking cime

Il Pizzo Spadolazzo - 2720 mt.

info salita
E' una montagna del gruppo del Suretta (Alpi Retiche Occidentali); è posta sul confine Italo Svizzero in alta valle Spluga ( o val San Giacomo); domina imperioso la conca di Madesimo, ergendosi massiccio al termine della valle. Non è fra le montagne più alte della zona, ma la sua cima è molto frequentata perchè costituisce una splendida terrazza panoramica circondato com'è da una corona di 3000.
Ho conosciuto questa montagna mentre salivo al pizzo Timun (o Emet) alcuni anni orsono; ed ora ho scelto di salirla perchè sono arrivato sino ad agosto 2011 senza poter aver fatto trekking, per cui il mio allenamento era assolutamente scarso, e prima di dedicarmi a cime più impegnative mi serviva una facile salita come allenamento.
Scelgo, come punto di partenza il lago di Montespluga (e non Macolini - frazione di Madesimo) al fine di risparmiare un po' sul dislivello, e ci dedico una giornata e mezza con pernottamento al rifugio Bertacchi.

Arrivati con la macchina alla diga di MonteSpluga si procede per un breve tratto costeggiando il lago sino ad alcune case poste sulla destra (cartello indicatore per il rifugio) è possibile lasciare la macchina in un piccolo parcheggio (mt 1901)  . Inizio a percorrere lungo una strada sterrata, che in lieve pendenza, sale lungo il versante meridionale del pizzo Spadolazzo, solcando prati, pietraie e cespugli di rododendro (ormai non più fioriti) . Alcune scorciatoie consentono di tagliare curve e tornanti, mentre dietro di me il lago si abbassa ed allontana . Proseguo su comoda strada sterrata, davanti a me si erge il pizzo Spadolazzo con la croce di vetta ben visibile   sulla tozza cresta sommitale, e più sotto le baracche della cava . Attorno a me il tempo sembra peggiorare , inizia a cadere una leggera pioggia, per cui affretto il passo verso la sommità della dorsale degli Andossi che in breve raggiungo  . Qui è visibile il rifugio Bertacchi posto su un dosso erboso ; si abbandona la strada sterrata per imboccare un comodo sentiero pianeggiante, che con un ampio semicerchio sulle pendici del versante sud del pizzo Spadolazzo alla testata della Valle dell'Acqua Grande, mi conduce al rifugio .
A 2180 mt di quota raggiungo la corona morenica che ha creato il Lago di Emet. Supero delle case tinteggiate di rosa e degli stagni, poi trenta metri più in basso appare lo splendido lago dell'Emet ha la superficie increspata a causa delle folate di vento ; alle mie spalle si erge la mia meta . In breve raggiungo il rifugio, intitolato al poeta e pittore Giovanni Bertacchi, sito su un dosso dominante la conca di Madesimo  ; sul piazzale antistante l'ingresso del rifugio il gestore con i suoi bambini che giocano , un sguardo verso il passo di Niemet  e poi entro nel rifugio dove mi attende una calda atmosfera, in attesa della cena  ; dopo cena uno sgurdo allo skyline delle montagne , ed poi in camera a dormire.
La mattina dopo, non troppo presto, il tempo stimato per arrivare in cima non è molto (ma mi sbagliavo!), dopo la colazione esco per qualche foto   e poi mi incammino lungo il sentiero della val Niemet che congiunge con la vicina Val Ferrera in Svizzera (sentiero interregionale italo-svizzero, siglato C6), contorno ad ovest il lago sovrastato dlla mole del pizzo Timun , supero alcune baite ed una bucolica fonte d'acqua  . Proseguo verso il passo di Niemet  sino ad un bivio segnalato da un cartello, a sinistra sul sentiero C12, per il pizzo Spadolazzo . Il sentiero, ben marcato e segnalato dai consueti segnavia rosso-bianco-rossi o bianco-rossi, inizia a salire, ed ho davanti il versante meridionale del pizzo Spadolazzo  ed in breve arrivo ad un minuscolo laghetto  . Passo a destra del piccolo specchio d'acqua, sino a giungere ad una palina con tre liste colorate: rossa/bianca/rossa, e qui commetto un errore, proseguo diritto tratto in inganno da un bollo blu e da alcuni ometti, mentre il sentiero per la cima sale decisamente verso sinistra, con i caratteristici bolli rossi/bianco/rossi. intanto la nebbia mattutine che si alza incornicia le sagome delle montagne , proseguo, lungo la traccia di sentiero (che poi scoprirò essere quello che porta al passo di Suretta, e da li scende in territorio Italiano sino al lago di Montespluga), seguo la scarsa segnaletica ed, a volte sono ostacolato dalla nebbia . Il sentiero che sto percorrendo lascia alla mia sinistra la parte terminale del pizzo Spadolazzo, mentre io dovrei avvicinarmi ad essa, per cui capisco di aver sbagliato, e cerco di rimediare salendo a sinistra su traccia di sentiero , sino ad arrivare ad un vallone dove sono adagiati tre laghetti alpini . Non trovo nessuna traccia di sentiero (in effetti poi vedrò che c'è) poichè è spostato in alto e a sinistra rispetto a dove io lo cerco; per cui decido di salire le pedici del pizzo da pratoni e sfasciumi che si presentano davanti alla mia destra . La salità è dura ed infida a causa della pendenza e del terreno assulutamente instabile (vedrò poi che la discesa è persino peggio!) . Raggiunta la cresta sommitale vengo avvolto dalla nebbia, so che la croce (e la vetta) sono a sud, ma ritengo inpraticabile andare in quella direzione, per cui seguo l'opposta direzione sino alla cima nord-ovest, dove è presente un ometto di pietra ; la nebbia si infittisce per cui ripercorro la cresta all'indietro e scendo alla conca dei tre laghetti . Scendendo ho visto alla mia destra una persona risalire il pendio, per cui incuriosito mi sposto in quella direzione alla ricerca del sentiero, ma poi la persona scompare dalla mia vista e decido di fermarmi sulla sponde di un quarto piccolo laghetto a mangiare, in compagnia di una marmotta che emette striduli segnali di allarme  . Terminato un veloce spuntino le raffiche di vento mi portano delle voci, inizialmente lontane, ma poi sempre più vicine, infine vedo un gruppo di persone che salgono, mi avvicino e scopro su una roccia il solito segnavia rosso/bianco/rosso ; che fare, la mia salita della mattina, su terreno infido, mi ha lasciato le gambe indolenzite, ma la voglia di raggiungere la cima alla croce è tale che mi accodo. Il gruppo davanti a me sale lentamente per la presenza di un bambino fra loro, ed io riesco a non farmi distanziare, nonostante le poche forze rimaste; il sentiero sempre ripido procede zizagando in mezzo a sfasciumi ed a grossi massi . Il sentiero si inerpica su terreno ripido e a tratti sdrucciolevole, ma mai difficile  , poi si fa ripidissimo fra gli accumuli di sassi molto mobili che costituiscono il tratto terminale dell'anticima, precedente la cresta culminante . Alla fine arrivo sulla cresta sommitale , che in lieve pendenza, ma con passaggi a volte esposti mi accompagna alla croce che segna la cima dello Spadolazzo . Il pizzo Spadolazzo non è così alto da offrire un panorama a lungo raggio, ma offre una stupenda vista sulle altre vette della valle, con le cime dei Pizzi Tambò e Ferrè ed i loro ghiacciai verso Ovest, il Suretta verso Nord e l'austera e scura mole del Pizzo Emet verso Sud-Est. È ben visibile anche il rifugio Bertacchi, puntino grigio nel prato attorno al lago Emet. Purtroppo verso ovest la perturbazione in arrivo non mi permette di ammirare le cime di quel versante, scatto un'ultima foto al sottostante lago di Montespluga  e poi scendo per evitare il brutto tempo previsto in arrivo nelle ore successive.




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data ascensione 02-03/08/2011
partenza lago di Montespluga
dislivello - I gg 294 mt.
dislivello - II gg 535 mt.
tempo atmosferico bello
tempo salita - I gg 1h 40m
tempo salita/discesa - II gg 3h

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