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Rifugio Larcher al Cevedale, cresta Zufall


Introduzione - Questa uscita di inizio settembre 2010 aveva come meta la salita alla Zufallspitze, la seconda cima del monte Cevedale: la scelta del periodo (che si rivelerà infelice) è dovuta a due fattori, la mia impossibilità a scegliere il mese di agosto (per il mio impegno in due treck settimanali ed il brutto tempo nelle due settimane libere), inoltre con questa mia scelta della fine stagione speravo di trovare il terreno sgombro da neve. Il percorso non presenta grandi difficoltà, è solo molto lungo (e per me che mi muovo lentamente è un fattore da considerare attentamente). Scelgo di effettuarlo nel secondo week-end di settembre, con salita alla cima di domenica, poichè salgo usualmente solo, preferisco un giorno in cui ci sia la probabilità di trovare gente sul percorso.
Il parco Nazionale dello Stelvio, esso offre molte possibilità: dalle rilassanti passeggiate a valle, alla sfida lanciata dalle vette più erte; questa mia escursione alpinistica si effettua nel settore Trentino del Parco, e precisamente in alta val di Pejo chiamata anche val de la Mare.

Primo giorno: In questa uscita l'utilizzo dell'auto è obbligatorio, e verso mezzogiorno arrivo al parcheggio situato presso la centrale Enel  , dopo aver percorso la stretta strada asfaltata di circa 8 km che sale da Cogolo (in periodo di alta stagione è previsto il pagamento di un pedaggio di 2€). Lasciato il parcheggio seguo una strada sterrata segnalata da un cartello  ed in breve raggiungo la malga mare, ora trasformata in ristorante  . Oltre la malga la strada sterrata diventa un sentiero con segnavia n. 102, che risale un bosco di pini, cembri e larici; salgo nel frastuono lontano del Rio Careser che precipita a valle spumeggiando dall'omonimo lago artificiale . Si sale lungo il versante impervio , solcato da numerosi torrentelli  , e dopo un tratto pianeggiante il sentiero attraversa un torrente su un ponticello in tronchi di legno  in prossimità di una cascata, e dopo alcuni tornanti si riattraversa lo stesso torrente su un'altro ponticello . Sull'altro versante si inizia ad intravedere la cima del monte Vioz (mt. 3645) , che poi più avanti appare in tutta la sua grandiosità  e sulla Vedretta Rossa . Il sentiero rimonta ora un piccolo costone  e quindi si dirige verso nord ovest  fino a sbucare nello spettacolare Pian Venezia  , un ampio vallone pianeggiante creato dal movimento millenario del ghiacciaio che scendeva dal Palon De La Mare. Da quì si vede il resto del percorso sino al rifugio Larcher ; in alto alla sua sinistra le cime del Monte Cevedale e della Zufallspitze  , ed alle mie spalle domina l'imponente parete nord della Presanella . La Val Venezia forma un'ampia conca con al centro il corso del torrente Noce Bianco, si vedono a in fondo alla vallata le morene che testimoniano oggi del drammatico ritiro dei ghiacciai sovrastanti . Si passa accanto ad un rifugio-baita (2290 m) , dove trovo un abitante della valle  ed un bellissimo fiore . Il sentiero mantenendo la sinistra idrografica risale a mezzacosta con un lungo, ma facile traverso , e raggiunge il rifugio Larcher. E' intitolato alla memoria del senatore Guido Larcher, che fu presidente della S.A.T. agli inizi del secolo XX; la costruzione è posta su un balcone roccioso molto panoramico, ed è stato ristrutturato alla metà degli anni '90 del secolo scorso; infatti si presenta, al suo interno, tutto rivestito in legno ed è molto confortevole. Mi presento al rifugio, sbrigo le formalità di rito e poi dopo aver depositato le mie cose personali in camera esco ad ammirare l'incantevole panorama ; oltre la val di sole in evidenza il gruppo del Brenta  .

Secondo giorno: Dopo una riposante notte ed una colazione alle 6.30 riesco a partire; sta albeggiando ed il sentiero, con segnavia 103, è perfettamente visibile , come pure alle mie spalle il gruppo del Brenta ; si procede in leggera discesa verso nord per poi iniziare a salire verso il passo della Forcola  , inizialmente con leggera pendenza, belle vedute sui monti circostanti  ; poi si traversa verso destra e su un ripido pendio , che si percorre a zig zag, in breve si raggiunge il passo a 3032 mt, da dove si gode un magnifico panorama . Rimango un poco a guardare ed a riprendere fiato , dopo un incerto sguardo alla cresta completamente imbiancata , mi avvio a sinistra e procedo per la cresta che inizialmente è larga e poco ripida, preceduto da altre persone . Poi la cresta si fa stretta ed inaccessibile , per cui scendo a destra sula Vedretta della Forcola e la percorro preceduto da altre persone ; poi dove la cresta divente nuovamente percorribile la raggiungo risalendo un ripido pendio innevato . La cresta continua a salire su roccette rotte e sfasciumi intasate di neve ; arriva ad un tratto pianeggiante  e mi fermo per fare il punto della situazione, davanti a me la cresta scende leggermente e poi riprende a salire ripida con una rampa rocciosa che porta ad una spalla della cima . Non sono stanchissimo, ma il tratto che devo ancora percorrere è molto lungo e non riesco a valutare quanto difficile per la presenza della neve, inoltre il vento gelido proveniente da nord non accenna a diminuire, anzi aumenta e poi vedo le persone davanti a me legarsi in cordata: decido di rinunciare e di riscendere. Un vero peccato ma non ci sono le condizioni per proseguire, almeno per me, ma anche altri poi rientreranno. Un ultimo sguardo a chi continua a salire   ed alla cima che mi sovrasta  . Mi fermo a mangiare una barretta ed a guardarmi in giro  . Sotto sul ghiacciaio tre persone scendono , verso il rifugio Martello (avevano rinunciato a salire prima di me). Rientro e mentre ridiscendo il ghiacciaio mi fermo a guardare, da lontano i grandi crepacci presenti nella parte mediana della Vedretta della Forcola , poi arrivato al passo della Forcola un'ultimo sguardo all'imponente Ortles  e rientro al rifugio.
Sul sentiero che dal rifugio Larcher scende alla Malga Mare, incontro una marmotta, spaventata cerca di trovar rifugio sulla roccia e si nasconde in un anfratto .




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