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Sentiero del Viandante

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Il sentiero del Viandante è l'antica via (circa 40 km) che collega la pianura Lombarda con la Valtellina lungo la riva orientale del lago di Como. Il tracciato attuale segue quasi fedelmente quello antico, ma in molti casi l'urbanizzazione e la speculazione edilizia (sopratutto quest'ultima), che hanno portato all'espansione dei paesi rivieraschi; alcuni tratti del sentiero vengono ora percorsi su strade asfaltate, altri tratti sono stati ritracciati. In particolare fra Lierna e Varenna il sentiero, con una variante alta, supera due promontori rocciosi, entrando nella valle di Esino (variante necessaria poichè il sentiero lungo il lago era, in questo tratto, soggetto a continui smottamenti).
Il Sentiero del Viandante, attrezzato dalla Comunità Montana Lario Orientale e dall'Azienda di promozione turistica del Lecchese, può essere percorso in ogni stagione facendo capo alle diverse stazioni ferroviarie distribuite sul percorso. Ha inizio ad Abbadia Lariana, si snoda lungo le pendici che sovrastano le coste della sponda orientale del Lago di Como, e giunge sino al santuario della Madonna di Valpozzo a Piantedo in Valtellina (oltre Colico).
Il sentiero è stato da me percorso in tre diverse tappe: Abbadia Lariana - Lierna, Lierna - Bellano, Bellano - Colico.

Prima tappa: L'itinerario inizia dunque in territorio del comune di Abbadia Lariana, nelle adiacenze della chiesa di S. Martino. La via è sterrata, ma presto compaiono buoni tratti acciottolati, superando con un ponte la linea ferroviaria e continuando poi sotto le rocce del Monte di Borbino, che mantiene i segni di una antica e meticolosa sistemazione per brulli terrazzi da vigna. La mulattiera procede con percorso regolare, fiancheggiata da bassi muriccioli fra vigneti a sinistra e prati e ville a destra. Il sentiero si riduce ed entra in un bosco inselvatichito, lasciando a sinistra caseggiati recenti e scende alla ferrovia e subito alla chiesa della Madonna di Debbio, gia dedicata a S. Stefano in un luogo il cui nome indica le tradizioni barbariche della messa a coltura dei prati. Il sentiero del Viandante, ridotto dal franare del ciglio, si immette in una bella strada lastricata e sale fra alberi a raggiungere la chiesa di S. Giorgio, a cavaliere sul poggio traforato dalla ferrovia. In origine il sentiero del Viandante scendeva nella conca del comune di Mandello del Lario, ma poichè quest'area è oggi densamente urbanizzata, viene proposta una variante che bordeggia il limite superiore della conca fino a Somana. Da Rongio si scende rapidamente sulla strada e si procede sulla destra nel bosco al fondo della Val Meria, che si supera sopra un ponticello di legno osservando più alti a destra i viadotti della Superstrada. L'impervio sentiero giunge a Somana, e poi risalendo in breve la carrozzabile si perviene a Sonvico (il cui attraversamento è molto suggestivo), la frazione più alta — come indica il nome — del territorio di Mandello. Il tracciato risale una sella fra vasti prati terrazzati ad est e un colle verdeggiante sul lato opposto, per poi proseguire con una strada asfaltata che si mantiene in costa con bella vista del lago più sotto. La strada è intagliata nella roccia denominata *sasso di Olcio* (utilizzato per la costruzione del Duomo di Como). Prima del termine della strada asfaltata si imbocca un sentiero che scende in diagonale addentrandosi in un bosco, ed uscendone in una zona denominata Poada. Il sentiero si amplia, costeggia qualche cascinale ammodernato; si scende a una bella convalle, dal solco in genere asciutto, ammirando cascine in perfetta pietra a secco; indi si risvolta sempre sulla costa, in vista del lago lungo il sentiero fiancheggiato a destra da robuste muraglie in sasso squadrato. La strada ombrosa s'incurva scendendo verso il tracciato della Superstrada, che occorre fiancheggiare brevemente, per riuscire al piede del magnifico colle di Carbonera. La strada del Viandante riprende la sua tipica ampiezza, e presto anche l'antico acciottolato; passa in un bosco tocca una valletta, dove l'acqua si articola in vasche e lavatoi, per andare ad alimentare vecchi mulini. Siamo all'avvio della conca di Lierna che si gode in tutta la sua ampiezza, dominata dalle verdi bastionate del Brentalone, del Monte Cucco e della Cima di Pelagia.

Seconda tappa: il percorso fra Lierna e Bellano aggira i contrafforti del monte Fopp, ed è forse il tratto più interessante e panoramico. Uscendo da Lierna si prende il sentiero per Ortanella, che sarà sempre la via da seguire. Siamo subito in mezzo al bosco e risaliamo gradualmente il pendio per addentrarci poi in un ombroso valloncello che si chiude in una stretta, suggestiva forra, sovrastata da massicce pareti rocciose. Di qui seguendo il sentiero con dolci tornanti, guadagniamo quota senza sforzo, sino a riaffacciarci sul versante a lago (magnifici scorci verso i Corni di Canzo, Bellagio, le Alpi...). In circa due ore e mezza di salita arriviamo da Ortanella in un soleggiato pratone, che unitamente alla presenza di tavoli invita alla sosta ed ad un pic-nic. Attraversiamo Ortanella ed al primo bivio nel bosco prendiamo a sinistra: ampia sterrata in falsopiano che sembra farci tornare un pò indietro; pochi minuti ed eccoci all'incrocio col sentiero che in netta discesa punta decisamente verso Varenna: è questa la parte più panoramica dell'escursione, con scorci a strapiombo su un paesaggio spettacolare che risalta nella calda luce pomeridiana e nel contrasto tra acque scintillanti e montagne in controluce. Davvero molto bello. In breve tempo giungiamo a Vezio, frazione del comune di Varenna. Al termine delle case di Vezio si scende ripidamente con una strada asfaltata al letto del torrente Esino, e si risale verso la frazione di Regolo. Girando immediatamente a sinistra e attraversando le viuzze acciottolate, si riesce su strada carrozzabile occorre percorrere in discesa per poco più di 200 metri osservando qualche villa del primo Novecento; la stradina riprende la conformazione antica a piccole balze, sale in 150 metri a sbucare su una strada carrozzabile. Siamo qui nel mezzo del vasto e intricato Bosco delle Streghe, di infausta memoria, che copre tutta la fascia tra lo scoglio di Morcate, il colle di S. Ambrogio e il pendio di Gisazio. Usciti dal bosco, ecco la Cappella dell'Addolorata con pronao a colonne del 1935, presso un altro rigagnolo che conduce alla contrada di Rialba, e da quì si scende a Bellano. Una interessante variante: quasi al termine della salita verso Ortanella, nei pressi di una baita, c'è un bivio, il sentiero sulla sinistra scende a Fiumelatte; supera l'avvio della profonda Val Vacchera e in breve si abbassa a Roslina (m 682) che indica forse, da «riva», il continuo smottare nella storia delle morene intrise dei tanti ruscelli che formano la successiva Valle del Petfer. Si scende lentamente sotto i ghiaioni del monte Fopp; a sinistra si distacca la strada dei Boschi, per la quale è possibile superare la Superstrada e toccare Pino, primo nucleo del comune di Varenna e antico abitato da cui proviene la famiglia omonima che diede il noto generale napoleonico: da qui, prima un viottolo acciottolato, poi una comoda stradella, conducono al lago e a Fiumelatte. Il piccolo gruppo di case, sorte intorno alla chiesa, deriva il suo nome dal corso d’acqua più breve d’ Italia, appena 250 metri dalla sorgente alla foce di acque candide e spumeggianti; altra caratteristica particolare del torrente è la sua regolare intermittenza. Il fiume, infatti, compare intorno al 25 di marzo (Annunciazione e festa della frazione) e continua a scorrere fino alla Madonna del Rosario (7 ottobre e patrona di Varenna) perciò è detto anche fiume delle due Madonne. Il Fiumelatte venne citato già come 'Fiumelaccio' nel Codice Atlantico di Leonardo da Vinci, incuriosito da questo fenomeno. Oggi questa intermittenza, si pensa, possa essere il troppo pieno di una cavità sotterranea del Moncodeno (Grignone), che nessuno è ancora riuscito a raggiungere. Questo corso d’acqua è il più breve d’Italia e forse anche del mondo.

Terza tappa: da Bellano a Colico; si sale tramite una ripida scalinata al cimitero di Bellano, e poi seguendo una strada, che si può pensare ricalchi il vecchio sentiero, si giunge alla frazione di Ombriaco. Salendo lungo il lato sinistro tra i cipressi, dietro un gruppo di vecchie case si riprende la mulattiera che mira diritta all'abitato antico della frazione, dalle pittoresche ed alte costruzioni, per lo più di sapore settecentesco: la stradina corre brevemente parallela alla provinciale di Vendrogno per meno di cento metri e si scende a traversarla in corrispondenza di una scala per calarci in una Valletta: lavatoio, poche case rustiche, un affresco murale, poi il sentiero segue il ciglione in vista di un basso promontorio verdeggiante. Aggirato un casale ammodernato, si entra nel bosco e si delinea nuovamente la mulattiera in pendio, fra rivoli di ruscelli e un ponticello in pietra. Un cippo datato 1729 segna l’avvio del percorso antico che scende alla Valletta di Pendaglio. È l'ultima frazione di Bellano, inerpicata al limite del rado bosco e sotto affioranti dirupi, luogo in splendida positura e di antica data, dall'appellativo derivante forse da un nome personale. Al passaggio della Val Grande si entra nel territorio di Dervio, con la mulattiera retta da poderose muraglie e in lieve salita fino a una bella cappelletta settecentesca. Al risvolto si ammira la penisola di Dervio che si protende nel lago quasi sempre solcato dalle bianche vele. Si entra in paese, quì il sentiero è delineato in piano a fianco della linea ferroviaria; si valica il torrente Varrone sul ponte di S. Quirico e si svolta subito a destra. Si esce presso il lavatoio sulla carrozzabile che conduce a Vestreno e alla Valvarrone, dopo trenta metri la freccia segnavia indica una gradonata che sale ripida fino all'abitato di Castello. Usciti dal paesetto si imbocca a sinistra la provinciale asfaltata che in discesa conduce ad un tornante, qui riprende il viottolo sterrato che costeggia i muri di contenimento della superstrada. Il percorso continua pianeggiante; a sinistra appaiono i Ronchi e subito dopo, il complesso rustico che costituiva il Monastero di Santa Clemente degli Umiliati. Poco più avanti si supera una condotta proprio a ridosso della Superstrada e quindi riappare nella sua antica conformazione la mulattiera dalla pavimentazione a ciottoli e in certi punti in roccia incisa a gradini: piccoli prati, vallecole, brevi anelli di olivi e di castagni con qualche cascina in pietrame, ricordano tempi lontani. Fra muriccioli, la strada scende con una ampia veduta su Corenno Plinio e il suo castello. Si attraversa il paese percorrendo la vecchia strada statale e dopo circa 250 mt si riprende a destra la mulattiera che passa presso il cimitero, seguendo per un tratto l'andamento della vecchia statale, se ne discosta più avanti ed entra nel territorio di Dorio. In leggera salita si raggiunge Torchiedo, originato probabilmente da un torchio, e quindi a Panico tagliando un tratto di carrozzabile. Il sentiero percorre un paesaggio agreste, a circa 300 mt di altitudine; le balze si sovrappongono a terrazzi, orti, vigne, olivi, brevi ruscelli e appena sopra il rado bosco. La mulattiera taglia la costa in salita verso la chiesina di S. Rocco (circa 500 mt.); con uno spiazzo sistemato a belvedere, con magnifica vista sul lago e la sua costa orientale. Dopo la chiesina il sentiero procede verso nord-est e con vista sul laghetto di Piona (con la storica abbazia) aggira i contrafforti del monte Legnoncino. Sempre in salita si raggiunge il monte Pordenasco (600 mt.), e rimanendo in quota si supera la val di Noh, qui l'ambiente diventa più alpestre e compaiono anche le conifere, si procede su sterrato fino ad una carrareccia che si segue in discesa ripida fino a Posallo. Dopo Posallo seguire la carrozzabile fino a Perlino, dove si imbocca un sentiero che diventa una mulattiera e si procede verso S. Rocco (chiesa con abside romanico). Proseguendo si raggiunge una strada asfaltata che scende dolcemente in un'ampia pineta con visuale sulla conca di Colico, fino a raggiungere il torrente Inganna: da quì si può scendere a Colico. Il sentiero prosegue diritto e supera il torrente per poi piegare a sinistra su fondo asfaltato, poi a destra risale una breve erta fino a Robustello; superato il paese la strada si abbassa lievemente raggiungendo in breve tempo Chiaro, incrociando la strada che viene da Villatico. Al termine dell'abitato si svolta a destra per dirigersi verso Chiarello, dove il sentiero scende su asfalto e sottopassa la superstrada; lasciata a destra una rampa in salita, diventa un viottolo in terra battuta, tocca uno slargo con fontana e affianca a destra la Torretta, pittoresco edificio agricolo. La costa del monte si avvicina sempre più alla strada, a tratti appare il lastricato, poi il Sentiero si alza bruscamente, scavato entro le rocce che affiorano e ingombrano il passo. Siamo all'avvio della *Scalòttola*, che si tiene sotto i dirupi e in quota rispetto al piano di Colico, con una quarantina di metri di dislivello. Un cartello indicatore fa abbandonare la 'Scalòttola' e fa deviare a sinistra per un sentiero che con ripide svolte conduce al santuario Madonna di Valpozzo, con accanto un monumento che ricorda i caduti e in particolare i martiri della Resistenza. La mulattiera scende alla strada chea destra raggiunge Piantedo, ed a sinistra Colico.
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