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Schede monografiche
La distanza iperfocale. A cura di Fausto Zambra (www.fotozambra.it)
L’iperfocale o meglio la distanza iperfocale è un punto di messa a fuoco che permette di estendere la profondità di campo dall’infinito a un punto il più vicino possibile alla camera. Per calcolare questo punto si utilizza la lunghezza focale dell’obiettivo, l’apertura del diaframma e il circolo di congusione che canbia a secondo della grandezza del sensore.
La formula per il calcolo dell'iperfocale, dove H è la distanza iperfocale, f la lunghezza focale, N il diaframma, c il circolo di confusione.
Per calcolarsi velocemente l'iperfocale e avere la massima profondità di campo si possono utilizzare le seguenti tabelle.
Sappiamo bene quanto sia importante, nella foto paesaggistica, avere tutto perfettamente a fuoco, a cominciare dai soggetti in primo piano che solitamente utilizziamo, nella composizione per dare profondità, per finire con i soggetti più lontani, fino all'infinito. Tutto questo, naturalmente, deve risultare perfettamente a fuoco.
Molti obbiettivi fotografici, specialmente quelli fissi, hanno incisa sul corpo una scala con i diaframmi per il calcolo dell'iperfocale. Faccio un esempio: sotto vediamo un obbiettivo 50mm fisso con la scala dei diaframmi stampata sul corpo.
Impostiamo in macchina il diaframma f/16, ruotiamo manualmente la ghiera di messa a fuoco fino a che il simbolo dell'infinito combacia perfettamente con il valore f/16 di destra, indicato dalla freccina rossa. Di conseguenza si avrà una corrispondenza al valore f/16 di sinistra nella scala metrica di circa m. 2.8. In questa situazione, se scattiamo una foto, avremo tutto perfettamente nitido da 2,8 metri fino all'infinito.
Se non hai a disposizione nessuno degli strumenti per il calcolo dell’iperfocale che ho elencato sopra, puoi arrangiarti in due modi.
Primo, alcuni obiettivi mostrano sul barilotto la distanza di messa a fuoco in base all’apertura. Se hai uno di questi obiettivi, ti basta impostare lunghezza focale e apertura guardando sul barilotto dell’obiettivo.
Secondo, esiste un metodo empirico, che può funzionare ma non sempre. Si tratta sostanzialmente di fare tre cose:
- impostare un’apertura di f/8 o f/11,
- scegliere una focale corta,
- mettere a fuoco in un punto che si trova a circa un terzo dell’inquadratura, dal basso.
In questo modo approssimi la distanza iperfocale e spesso funziona benissimo. Più corta è la lunghezza focale e maggiore il valore dell’apertura (cioè più chiuso è il diaframma dell'obiettivo), più probabile è il successo.
Profondità di campo e circolo di confusione
Si tratta di un'area di dimensioni molto variabili all'interno della quale tutto è a fuoco. La vorremo più ampia possibile nei panorami, così da mantenere nitidi sia lo scenario distante sia gli eventuali oggetti in primo piano, mentre la preferiremo il più ristretta possibile nei ritratti, così da mantenere nitido solo il viso della persona che si contrasta con uno sfondo sfocato che fa da cornice.
Il primo dei fattori che influenzano la profondità di campo è la distanza dell'oggetto dall'obiettivo. Maggiore è la distanza, più ampia sarà la profondità di campo.
Di conseguenza nelle foto panoramiche di oggetti lontani non dovremo preoccuparci di controllare cosa sia o meno a fuoco: basta impostare la messa a fuoco sull'infinito, disattivando così l'autofocus e velocizzando le operazioni di scatto. Molte fotocamere consentono di selezionare una modalità "panorama", solitamente identificata dall'icona di una montagna, che blocca il fuoco a una distanza infinita (alla massima distanza consentita dall'ottica) e disabilita il calcolo automatico della distanza di messa a fuoco.
Il secondo fatto che influenza la profondità di campo è la lunghezza focale dell'ottica.
Un obiettivo grandangolare, con una lunghezza focale ridotta e con un raggio di visione molto ampio, tenderà ad amplificare la profondità di campo, viceversa un obiettivo tele, con una focale molto lunga e un campo di visione ristretto, ridurrà la profondità di campo.
Ciò si sposa con la prassi di usare il grandangolare per i panorami, dove vogliamo che siano perfettamente a fuoco sia le cose vicine sia gli oggetti lontani, e di usare il tele per i ritratti, così da isolare il soggetto da ciò che lo circonda, lasciando semplicemente una piccola cornice di sfondo, sfocata. Il terzo fattore, il più importante, che regola in proporzione ninversa la profondità di campo, è l'apertura di diaframma. E considerando l'importanza di poter governare il campo di messa a fuoco, numerose fotocamere di fascia medio alta consentono di controllarla a mano, mediante una modalità solitamente contraddistinta dalla lettera A (aperture priority) che corrisponde alla modalità di controllo manuale del diaframma.
prendo e chiudendo il diaframma noi ridurremo o amplieremo la profondità di campo raggiungendo il risultato creativo che ci siamo prefissi e tenendo a mente che la profondità di campo si estende per 1/3 nell'area che viene prima del soggetto che abbiamo messo a fuoco (più vicina all'obiettivo) e per 2/3 nell'area che viene dopo il piano di fuoco critico (più lontana dall'obiettivo).
Come e perché si forma la profondità di campo.Quando si mette a fuoco un punto, esso ha la forma di un minuscolo cerchietto sul sensore o sulla superficie della pellicola. Il nostro occhio ha una capacità limitata di discernere i dettagli e tende a trasformare in punti anche piccoli cerchi che abbiano una circonferenza inferiore a un certo valore denominato "circolo o cerchio di confusione".
Storicamente il circolo di confusione aveva un diametro di 0,25 mm per stampe osservate da una distanza di 25 cm, ma con lo sviluppo degli obiettivi a lunga focale e i sempre maggiori ingrandimenti delle foto, lo si considera ora compreso tra 0,20 o 0,33 mm.
Circolo di confusione.Quando un punto non è completamente a fuoco forma un circolo. Se il diametro di tale circolo non supera gli 0,20 o 0,33 mm avremo comunque l'impressione di vedere un punto.
Diaframma aperto.Ecco la situazione opposta: aprendo il diaframma il circolo di confusione diventa maggiore e più evidente, rendendo l'immagine sfocata.
Il nostro occhio vedrà quindi come puntiforme qualsiasi cerchietto che abbia un diametro inferiore al cerchio di confusione, permettendoci perciò di ampliare l'efficacia della focheggiatura creando l'effetto della profondità di campo, che benché faccia leva sull'apparenza, è molto convincente per stampe di piccolo formato. Naturalmente l'efficacia della profondità di campo diminuisce a mano a mano che aumentiamo la dimensione della stampa prodotta dalla nostra fotografia, perciò teniamone conto nel momento di stampare e chiudiamo il diaframma in proporzione al livello d'ingrandimento atteso.