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Schede monografiche
Macrofotografia. A cura di Augusto Capra
Gli spazi che ci circondano sono ricchi di particolari che ad occhio nudo spesso passano inosservati: la macrofotografia si pone, a tal proposito, come strumento ideale per la ricerca di un punto di vista insolito ed inaspettato nel quotidiano. Poichè l'occhio umano mette a fuoco fino a circa 20 cm, abbiamo difficoltà a visualizzare oggetti molto piccoli; così la possibilità offerta da una tecnica che rappresenta soggetti scarsamente osservabili a occhio nudo e permette la visione di parti di oggetti o oggetti molto piccoli, genera immagini insolite e spesso assai interessanti.
E' una tecnica fotografica che permette di ottenere, tramite forti rapporti di ingrandimento, immagini di soggetti molto piccoli. Essa è definita dal rapporto di riproduzione che è la relazione tra le dimensioni fisiche del soggetto fotografato e la dimensione dello stesso sul sensore o pellicola che sia. Un’immagine a grandezza reale quindi si intende come rapporto 1:1. Fotografando un oggetto largo 1,5 cm a 1:1 sarà impressionato sul supporto fotografico nelle stesse dimensioni.
La fotografia Macro (secondo la norma internazionale DIN 19040) comprende tutte quelle foto realizzate con rapporti compresi tra 1:1 e 10:1, quindi d 1 A 10 volte più grandi del naturale, quelli oltre tale rapporto sconfinano nella Microfotografia, mentre tutti gli altri più grandi di 1:1, quindi 1:2,1:3 ecc sono considerati Close-Up o fotografia ravvicinata (vedi differenze fra fotografia ravvicinata [close-up] e macro-fotografia). Da ciò si evince che la parola macro è usata nel gergo fotografico in modo improprio, sarebbe più corretto utilizzare Close-Up ma, poichè il termine macro è entrato nel normale gergo fotografico, per non generare confusione, in queste pagine parlo sempre di macrofotografia e non di fotografia close-up.
La tecnica: per realizzare ottime fotografie abbiamo la necessità di padroneggiare alcuni importantissimi concetti fotografici che assumono un particolare rilievo nella macrofotografia.
- Esposizione - in macrofotografia per avere una profondità di campo accettabile, è necessario chiudere il diaframma almeno a 11-16 (reflex anal/digit). Le compatte avendo una profondità di campo decisamente maggiore soffrono meno di questo problema, comunque se è possibile nella loro funzione macro, impostare il diaframma manualmente, si consiglia un 5,6-8. La chiusura del diaframma implica che in molte occasioni sia quasi indispensabile l'utilizzo di un flash, con tutti gli inconvenienti che ciò comporta. Con le reflex digitali è consigliabile l'utilizzo di alti ISO per compensare la chiusura del diaframma ed avere dei tempi che permettano di fermare gli insetti in movimento oppure i fiori mossi dal vento; in questo caso la messa a fuoco risulterà estremamente critica, ma una serie di foto a raffica, ci permetterà di averne almeno una al giusto fuoco (e nel caso delle DSLR) potremo poi cancellare quelle che non lo sono. Uso del flash: da vicino (e non solo) provoca ombre nette che possono in alcuni casi aumentare la drammaticità della scena, per ovviare a questo si possono usare diffusori sulla parabola del flash, che allargano e ammorbidiscono la luce rendendola più simile alla luce solare. Un'altra via semplice per illuminare efficacemente un soggetto macro è il flash anulare (ora ve ne sono in commercio anche di economici), illumina anche le cavità e non causa ombre indesiderate, ma la quasi totale scomparsa delle ombre causa un certo appiattimento della scena.
- Profondità di campo - il problema principale che si riscontra nella macrofotografia è la ridotta profondità di campo, che permette, anche impostando l'obiettivo su basse aperture (f11 o f16), di avere a fuoco solo una zona ristretta, che comprende soltanto una piccola frazione del soggetto inquadrato. Il problema si accentua all'aumentare dell'ingrandimento ottenuto, ed inoltre poichè la profondità di campo è parallela al sensore un soggetto non parallelo ad esso difficilmente risulterà completamente a fuoco. Se le foto provengono da soggetti immobili, in digitale è possibile (con particolari software) combinare le parti nitide di più immagini scattate con diversi piani di fuoco. Due regole interessanti della macrofotografia:
- A parità di diaframma e di rapporto di ingrandimento (per cui differente distanza di ripresa), tutte le lunghezze focali restituiscono la stessa profondità di campo.
- A parità di distanza di ripresa, maggiore è la lunghezza focale, minore è la profondità di campo.
- Diaframmi - riguardo ai diaframmi o il diaframmare, esagerare è si utile ai fini della profondità di campo , ma è spesso dannosa se si guarda alla massima nitidezza raggiungibile in assoluto, nitidezza inficiata da fenomeni di diffrazzione (causati dai diaframmi troppo chiusi). Ciò vale in generale, ma i vari obiettivi si comportano in modo diverso quando si chiude un diaframma, per cui è sempre utile/necessario fare delle prove per conoscere il comportamento dell'obiettivo usato.
Attrezzatura: è differente rispetto a quella della normale tecnica fotografica; naturalmente non cambia il corpo macchina, gli obiettivi invece si, oppure, in sostituzione di lenti dedicate, le lenti normali necessitano di aggiuntivi.
- Opzione macro - è presente in quasi tutte le fotocamere digitali compatte, e comporta una particolare disposizione delle lenti dell'ottica che permette di mettere a fuoco a distanza ravvicinata, in molti casi sino a 1 o 2 cm. Rappresenta quindi un'utile opportunità per iniziare i primi esperimenti nel "mondo piccolo" senza dover spendere ulteriori soldi, se ci si accontenta di una qualità media. E' possibile utilizzare la funzione macro solo quando l'obiettivo è in posizione di tutto grandangolo, altrimenti si avrà l'impossibilità di focheggire correttamente.
- Lenti addizionali - rappresentano il primo approccio alla macrofotografia; sono lenti simili ai filtri che si avvitano direttamente nella ghiera filettata delle ottiche e servono ad abbassare la distanza minima di fuoco (riducono la lunghezza focale dell’obiettivo in realtà) e quindi ad aumentare l’ingrandimento. Il vantaggio delle lenti close-up è dovuto al fatto che non assorbono luce e quindi non si avranno perdite di stop di luce ed inoltre a fronte di un costo limitato possiamo avere un discreto miglioramento nell’ingrandimento pagando però con una perdita di qualità ottica che dipende dalla bontà della lente stessa.
- Tubi di prolunga - sono tubi privi di lenti che aumentano l'ingrandimento del soggetto andando ad incrementare la distanza obiettivo-pellicola/sensore; aumentano la lunghezza focale dell’obiettivo distanziandolo dal piano focale e permettono di mettere a fuoco più vicino rispetto al limite dell’ottica stessa al naturale. Da evidenziare che fanno perdere luce in modo più o meno marcato in dipendeza della loro lunghezza, ed inoltre si ottiene la maggior resa qualitativa quando vengono montati su obiettivi macro.
- Soffietti - sono considerati il miglior mezzo per scattare macrofotografie, ma è anche il più complicato da utilizzare. Hanno la stessa funzione dei tubi di prolunga ma sono realizzati a fisarmonica a tenuta di luce e si possono estendere tramite un carrello micrometricamente. Raggiungono elevati rapporti di ingrandimento a scapito di una perdita di luce proporzionale all’allungamento e quindi si prestano a fotografie in studio o realizzate “con calma” dove ci sia modo insomma di illuminare il soggetto in modo ottimale.
- Obiettivi macro - sono ottiche dedicate alla fotografia ravvicinata. Il loro schema ottico è concepito per questo scopo, hanno un elicoide particolare che consente alle lenti di distanziarsi maggiormente dal piano focale con tolleranze minime e schema ottico ottimizzato per questo tipo di ripresa con bassa distorsione e aberrazioni. Arrivano a 1:1 e si possono trovare con focali che solitamente sono 50mm, 90 o 100mm, 150mm, 180mm e 200mm. La differenza è data dalla maggior distanza di messa a fuoco a parità di ingrandimento. Un obiettivo da 100mm di solito genera un’immagine 1:1 a circa 30cm di distanza.
- Inversione dell'ottica - girando l'obiettivo, si va a ricostruire le condizioni ottimali per il sistema ottico ma, attenzione, nel campo del ravvicinato! Con l'operazione di inversione abbiamo infatti invertito anche il funzionamento della lente e pertanto si avrà la messa a fuoco non appena la distanza obiettivo-film diventa maggiore della lunghezza obiettivo-soggetto; con l'inversione dell'ottica si aumenta oltre la possibilità di avvicinarsi al soggetto, anche l'ingrandimento, in quanto l'ottica si trasforma in una potente lente d'ingrandimento! Per contro si ha la totale perdita di automatismi e quindi la necessità di esporre manualmente, un fattore di ingrandimento quasi “fisso”, una distanza di messa a fuoco e profondità di campo ridottissime.
Approfondimenti:
come fotografare insetti e fiori
composizione della scena
treppiede
la luce e l'utilizzo del flash
Con questo è tutto, buon viaggio nel "mondo piccolo"!